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Riportiamo dal sito ufficiale del Dr. Simone Fagherazzi, Dikesalute.com, l’analisi sulla vicenda che è balzata recentemente in cima alle cronache sul tema cannabis ed i suoi molteplici usi personali: un comunicato importante e, come sempre, le parole del dottore sono molto interessanti ed utili ad una riflessione.

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“C’è stato un tempo della mia vita in cui i miei amici più cari mi definivano fervente cattolico. Partecipavo regolarmente alla S. Messa domenicale, credevo in Gesù Cristo e avevo cieca fiducia nella Chiesa Cattolica. Dai 15 ai 19 anni ho partecipato regolarmente, ogni anno, ai pellegrinaggi che l’UNITALSI organizzava a Lourdes dove aiutavo, come potevo, i malati e sognavo di fare il medico, cattolico.

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Ricordo chiaramente il momento della mia “crisi”, ero a Medjugorje, in missione con l’associazione Il Piccolo Principe (Guarda il video della nostra missione in Palestina del 2003), dove, per due settimane abbiamo cercato di portare sollievo a dei ragazzi costretti a vivere in un campo profughi dopo la devastante guerra dei Balcani. Le case di Sarajevo erano ancora crivellate di colpi di mitra, non riuscivo a farmene una ragione. Quella sera, in una discussione con il Parroco, ho iniziato a porre delle domande fondamentali sui dogmi della religione.
Avevo bisogno di comprendere, qualcosa, dentro di me, non tornava.

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Fu quel giorno che segnò l’inizio del mio distacco dalla Chiesa Cattolica. I miei genitori, ancora oggi che ho al collo simboli molto diversi dalla croce, non riescono a comprendere perché io non riesca ad essere un bravo Cristiano che va a Messa. Eppure, attualmente, nonostante i pendagli, addirittura gli indiani, talvolta, mi chiamano “Gesù”, viste le mie sembianze fisiche. Non riesco ancora a capacitarmene ma, anche a detta di mia madre, assomiglio, effettivamente almeno un po’, all’iconografia sacra.

Perché questa lunga premessa? Perché mi sono trovato oggi a leggere le dichiarazioni dell’associazione dei medici cattolici sul tema legalizzazione Cannabis e un flash back ha assalito la mia mente.

Sono tornato a quella sera a Medjugorie, quando ho tentato di porre domande ad un ministro di Dio e, invece di ottenere risposte razionali, ho ottenuto un esame inquisitorio, terminato con l’imposizione di una credenza dogmatica che non poteva essere messa in discussione e a cui dovevo necessariamente credere per non porre il seme del dubbio in nessuno degli astanti.

La verità viene distorta, l’apertura mentale condannata, il disagio sociale visto come malattia da curare, i dubbi esistenziali come malvagie deviazioni della personalità da correggere con le istituzioni. Serpeggia ancora quel retrogusto amaro d’inquisizione, passata dal torturare i corpi al soggiogare le menti che, indebolite, non riescono più a reagire.

Poi guardo quelle istituzioni che dovrebbero essere deputate alla “correzione della devianza” e vedo che, la rieducazione, nei centri cattolici come san Patrignano reca storie intrise di violenza e coercizione (link 1, link 2, link 3) e comprendo come la reale inquisizione non abbia che cambiato forma, divenendo legale, accettata, addirittura a gran voce richiesta.




Vedo l’ipocrisia inquisitoria manifestarsi nella realtà dei programmi di rieducazione che promuovono la produzione di una droga, l’alcool, (vedi settore formativo della comunità) con l’unica differenza che questa, a differenza delle altre, non ha subito il processo di demonizzazione. Le ragioni di questa discriminazione tra “buono e cattivo” non è dato saperle, è solo possibile osservarne l’esito. L’inquisizione non ha eliminato tutte le droghe, solo quelle che, probabilmente, non erano coerenti con i propri “valori”. “Le altre”, per bilanciare, sono state elevate a simbolo di benessere e accettazione sociale, settimanalmente, addirittura, “divino”.

L’ipocrisia è ormai intrisa negli eredi dell’inquisizione anche nei confronti della Cannabis per cui ludico e terapeutico sono due isolati utilizzi di una stessa pianta. Il giudizio passa quindi dall’oggettività scientifica alla soggettività morale, vengono messe alla gogna le intenzioni degli individui in un revival moderno-vintage dei principi di Papa Lucio III descritti nell’“Ad abolendam diversarum haeresum pravitatem” dove erano punibili:

“gli eretici ed i fautori o ricettatori di essi, i sospetti di una falsa credenza, ancorché siano principi, magistrati e comunità. Gli astrologi giudiziari, divinatori e maghi, che abbiano apostatato dalla vera religione; chi usa litanie nuove non approvate dalla sacra congregazione de’ riti giudei ed altri infedeli se neghino quelle verità, che nella loro credenza sono comuni coi cristiani”.



Il processo morale alle intenzioni fa essere dimentichi, i colleghi cattolici, del primo principio di quel giuramento Ippocratico che sottende le basi della buona pratica medica che recita di dover esercitare la medicina: “in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento”.

Per giustificare, in primis a loro stessi, questa lapalissiana dissonanza, i colleghi cattolici richiamano quegli articoli della costituzione che, se letti privi dei condizionamenti inquisitori di cui sopra, potrebbero essere utilizzati per argomentare la tesi diametralmente opposta la loro.

La “salute”, infatti, secondo l’OMS è intesa come pieno benessere psichico, fisico e sociale e non solo come assenza di malattia.

Imporsi a giudici morali del benessere altrui, considerando come “deviato” ogni comportamento non affine al proprio, infrange un altro dei principi Ippocratici secondo cui ogni medico s’impegna “a curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario”.

A fronte di prove scientificamente concrete sulla mancanza di danni alla salute (vedi: spiegazione italiana articolo oppure articolo originale), ormai sempre più numerose, il tentativo di dimostrare, alla comunità scientifica, che, essendo la pianta una sola è irrazionale scindere il suo utilizzo in ludico e terapeutico è visto, dai colleghi cattolici come tentare di sostenere che la SS. Vergine non sia stata concepita senza macchia originale.

Come se la firma di un medico su una ricetta fosse considerata alla stregua della benedizione dell’ostia che, da semplice pezzo di pane, diviene corpo di Cristo. Eppure, il corpo di Cristo, è fatto materialmente di pane e, se il fedele è celiaco, la benedizione del ministro di Dio non fa si che il glutine contenuto in essa non sia più dannoso per il suo intestino.

Alla stessa maniera si potrebbe considerare che, se la pianta è risultata benefica in innumerevoli condizioni è illogico credere che possa risultare dannosa se assunta al di fuori delle raccomandazioni del medico.

Io credo che sia piuttosto il medico che dovrebbe sforzarsi di comprendere il motivo che sottende a questo utilizzo, per promuovere quell’ippocratica “alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica”.

È prova di una mente semplice e molto primitiva che uno desideri di pensare come le masse o la maggioranza, semplicemente perché la maggioranza è maggioranza. La verità non cambia perché è, o non è, creduta dalla maggioranza delle persone.

Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo.

Giordano Bruno

 

Hari Om

Dottor Simone Fagherazzi

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