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Progetto FreeWeed - Legalizzazione Cannabis
Pubblichiamo il riassunto dell’agrichallenge sul tema della canapa sativa, con i dati, i filmati, le indicazioni di legge, gli interventi degli esperti e le risposte alle principali domande dei curiosi sull’opportunità o meno di coltivare la pianta in Italia in dose massiccia
BARBARA D’AMICO – AGRICONNECTION
08/06/2014

Il 22 maggio nella sede torinese di Talent Garden abbiamo messo a confronto ricercatori, produttori, startupper e curiosi su come e perché coltivare canapa sativa in Italia. Ecco il video

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  VIDEO YOUTUBE

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In studio c’erano Felice Giraudo (Assocanapa), Giacomo Bulleri (Avvocato, Toscanapa), Graziella Berta (leggi di seguito) e Nicola Simion (startupper e designer).

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In collegamento dal Cile, Eugenio Battaglia (startupper, Hempbox), da Padova Jacopo Amistani (maker, Opensource Ecology Italia) e da Londra Francesco Perozzo (ricercatore e coltivatore). In fondo troverete le slide di Berta, Simion e Perozzo più le indicazioni normative di Bulleri.  

La canapa bonifica davvero i terreni inquinati? Graziella Berta, che nella vita dirige il Dipartimento di Scienze e Innovazione dell’Università del Piemonte Orientale, ha detto cose interessanti sulla capacità della pianta di bonifica e i terreni inquinati: va molta di moda, infatti, sbandierare la canapa sativa come panacea contro tutti i veleni fatti ingoiare ai terreni agricoli (e non) in Italia, ma non sempre la pianta si rivela adatta (guardate cosa dice nel video e sentite anche l’intervento di Sandra Citterio, altra studiosa che ci ha lasciato un contributo interessante  sulle proprietà della pianta).

su Twitter

 

#GraziellaBerta Le piante o non assorbono i metalli pesanti o li assorbono se sono in grado di difendersi, come la canapa #agriconnection14— Agriconnection (@Agriconnection2) 22 Maggio 2014


Crowdfunding vs Associazioni Verso la fine della diretta web c’è stato anche un vivace scontro  tra gli ospiti in collegamento dal Cile e da Padova e il presidente di Assocanapa presente in studio: i primi sostengono la totale liberalizzazione del sistema di coltivazione e produzione dei semi (permettendo a chiunque di riprodursi il seme da solo, anziché acquistarlo sempre dall’associazione di riferimento) il secondo rivendica il ruolo delle associazioni nazionali come sistemi imprescindibili per tutelare la qualità della canapa e soprattutto i sistemi di trasformazione e lavorazione: sono pochissime le realtà che possono permettersi un macchinario per lavorare la pianta raccolta (il costo si aggira sul milione di euro) e le associazioni aiutano a realizzare impianti che mettono poi a disposizione degli agricoltori associati.

I need a dollar. Il problema, infatti, non è coltivare (i costi e gli sforzi possono essere affrontanti senza investimenti da capogiro) ma arrivare alla fibra e agli scarti che poi rappresentano il vero business della canapa. Altro problema è la raccolta del prodotto per la consegna a fabbriche e industrie interessate a lavorarla. Amistani ha proposto la creazione di macchinari open source (cioè, ce li facciamo noi con il contributo tecnico condiviso, proprio come questotrattore)  Oggi un comparto potenzialmente miliardario può contare su poche macchine per la trasformazione della pianta. L’Italia, infatti, ha dismesso verso gli anni Sessanta tutta la filiera produttiva, a differenza diFrancia, Cina e Russia che oggi dominano il mercato mondiale (proprio la Francia nel 2013 domina la classifica dei produttori, battendo gli orientali).

 

Molti forse saranno rimasti delusi dal totale mutismo sul tema della cannabis e della canapa per uso terapeutico: la risposta è facile, parlavamo della canapa che anche oggi è legale coltivare perché ha un bassissimo contenuto di Thc (la sostanza che rende droga la pianta).

Che dice la legge? Si può coltivare la canapa per uso industriale? A questo proposito l’avvocato di Toscanapa, Giacomo Bulleri, ha scritto due note facili facili sullo stato dell’arte delle leggi italiane sul “posso coltivare canapa o no?”. Ve le riproponiamo qui di seguito

QUADRO NORMATIVO CANAPA AD USO INDUSTRIALE 

La disciplina della coltura della canapa ad uso industriale (cannabis sativa) trova tuttora il proprio fondamento nella normativa comunitaria ed in particolare in alcuni regolamenti del Consiglio e della Commissione adottati a partire dalla fine degli anni 90, tra cui i più recenti sono: 

Reg. del Consiglio n. 1234/2007

Reg. del Consiglio n. 73/2009 

Reg. della Commissione n. 1122/2009 

Reg. del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 1307/2013

 Notevole sviluppo in UE ed extra UE  

In Italia la materia della canapicoltura ad uso industriale è stata disciplinata SINO AD OGGI da due circolari: 

1) Circolare n. 1 del 8.05.2002 che, prendendo atto dell’inserimento della canapa destinata alla produzione di fibre nel sistema di sostegno comunitario, consente la coltura alle seguenti condizioni: 

Contenuto di tetraidrocannabinolo (THC) inferiore allo 0,2%; 

 Utilizzo di sementi certificati iscritte negli appositi registri  Metodo controlli impiegato da Autorità competenti per rilevazione tasso THC (come da Reg. UE n. 1122/2009 – all. 1)  Denuncia semina al locale posto di P.S. 

2) Circolare Min. Salute del 22.05.2009 consente produzione e commercializzazione di prodotti a base di semi di canapa per l’utilizzo nei settori dell’alimentazione umana Divieto di propaganda pubblicitaria ex art. 84 T.U. stupefacenti 

3) Legge n. 79/2014 di conversione del D.L. n. 36/2014 che, a seguito delle modifiche ad esso apportate al comma 4 capoverso 1, ha aggiunto “ad eccezione della canapa coltivata esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali (..) consentiti dalla normativa dell’Unione Europea” PERMANE COMUNQUE L‘ESIGENZA DI UN TESTO NORMATIVO CHE DISCIPLINI LA MATERIA DELLA CANAPA AD USO INDUSTRIALE IN MODO ORGANICO ED UNITARIO (sono attualmente pendente due proposte di legge al riguardo).

 

“Potrebbe rappresentare un elemento importante un Codice di Autodisciplina, promosso da TOSCANAPA, condiviso da tutti gli operatori del settore – scrive Bulleri – ovvero un‘insieme di norme su base volontaria volte a disciplinare sia le regole etiche di condotta sia il processo produttivo sulla scorta dei principi di tracciabilità, trasparenza e lagalità (seguendo gli esempi di altri paesi UE ed il percorso già seguito dai prodotti biologici) così da integrare con la prassi applicativa il lavoro delle Istituzioni e degli enti competenti”.

E i dati che dicono? Conviene o no coltivare canapa in Italia?

Proviamo a riassumere i principali dati emersi nel corso dell’agrichallenge.

1.In Italia attualmente si coltivano circa 1000 ettari a canapa sativa (fonte, Assocanapa). Nel 1921 invece toccavamo quasi 90 mila ettari (fonte: Ministero delle Politiche Agricole e Forestali). La canapa si presta anche per le coltivazioni non a scopo alimentare, quindi potrebbe essere piantata in zone rurali attualmente abbandonate (secondo i dati del registro catastale in Italia attualmente ci sarebbero circa 2 mila ettari abbandonati).

2.Il costo di una macchina per la trasformazione va dal milione al milione e 700 mila euro. Il problema degli impianti attuali è che sono troppo piccoli e servono macchine più grandi.

3. La canapa è un’ottima pianta per la bonifica dei terreni inquinati ma funziona bene solo con le sostanze  inorganiche e non è detto possa “ciucciare” molte delle sostanze derivati dai metalli pesanti. La buona notizia è che anche la canapa utilizzata per bonificare potrebbe poi essere impiegata per produrre materiali per l’edilizia, vestiti, oggetti (vietatissimo quindi l’uso alimentare) perché i residui si concentrerebbero nelle foglie e non nel fusto che invece viene lavorato.

4.I maggiori produttori di canapa a livello mondiale nel 2013 sono stati Francia e Cina. I maggiori compratori oggi sono gli Stati Uniti (fonte Faostat).

5.La canapa serve a produrre praticamente qualunque cosa (oltre  25 mila sottoprodotti e prodotti), ed è una pianta definita da chi la lavora e la coltiva una sorta di maiale della botanica: qualcosa di cui non si butta via nulla.

6. I pantaloni, i vestiti e in genere i tessuti di canapa sono resistentissimi (nel video Nicola Simion ci dimostra perché)

7. Anche le scocche delle auto in canapa non scherzano

VIDEO YOUTUBE
E per gli studiosi, ecco le slide

 

Graziella Berta (dati su inquinamento e bonifica tramite canapa sativa)  

 

 

Francesco Perozzo (un po’ di storia della canapa, della sua produzione e di come se la passano all’estero con questo business)  

 

Nicola Simion (perché l’idea di un startup sulla produzione di oggetti in canapa è fantastica ma come tutte le idee a volte può restare tale)  

 

 

FONTE: LaStampa

 

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Di Redazione

Associazione Nazionale FreeWeed Board, 100% Noprofit, Apartitica ed Indipendente.

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