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Il nuovo simbolo della Guerra Fredda alla Droghe è il Muro di Milano, stazione Rogoredo FS.

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La nuova cortina di ferro milanese è stata finalmente eretta, per segnare la divisione tra spacciatori e società civile; situazioni d’altri tempi.

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Una soluzione inutile che non solo finge di risolvere il problema dello spaccio ma anche segna nettamente il pensiero imposto dalle istituzioni di dividere dalla società civile (o civilizzata?) gli spacciatori, isolandoli, creando ghetti ed avamposti di reclusione sociale. Veramente qualcuno dovrebbe ricordare ai proponenti che siamo nel 2018.

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E tutto questo sottolineando che “nel boschetto si continua a spacciare”. Che dire, le enormi soluzioni per piccoli problemi non servono a nulla.

Basterebbe sentirsi onestamente di riflettere sul tema e ragionare collettivamente per una reale riforma normativa a tutela dei cittadini, regolamentando le cosiddette droghe, partendo dalla cannabis e dall’educazione sociale alle sostanze, combattendo realmente le narcomafie che approfittano di povere persone disagiate per renderle galoppini del loro sistema di distribuzione illecita. E noi che facciamo come società?

Emarginiamo le persone che vengono coinvolte in queste situazioni. Adottiamo il sistema di dividere, di nascondere, di stigmatizzare.

Invece di includere, educare, portare allo scoperto le organizzazioni criminali e migliorare il sistema legislativo al fine di poterle combattere realmente tramite una regolamentazione nazionale.

In tutto questo il Muro della Cortina di Ferro Milanese è costato 700 mila euro; ovviamente investirli nel sociale realmente sarebbe stato molto meglio.

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Un pensiero su “Guerra Fredda alla Droghe: A Milano spesi 700 mila Euro per un Muro che divide la Società Civile dagli Spacciatori”

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