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Articolo integrale di Simone Fagherazzi, Presidente Associazione Tara, che ringraziamo per la completa ed approfondita analisi.

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Come presidente di un’associazione che si prefigge come scopo quello di tutelare, compassionevolmente, le persone che utilizzano Cannabis per il loro benessere, ho voluto redigere questo “commento” al parere del consiglio superiore di sanità.

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L’organismo che l’ha redatto, il Consiglio Superiore di Sanità (CSS),appunto, ad oggi, mantiene pressoché invariate le funzioni per cui è nato, nel Regno di Sardegna, nel 1847 e dovrebbe rappresentare il più alto controllore repubblicano per ciò che concerne le materie medico – chirurgiche.

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Perizia, prudenza e diligenza, dovrebbero essere i valori che animano qualsiasi opera di “controllo” espletata da organi della Repubblica. Non ho potuto che ravvisare una triplice lacuna nel documento redatto dal CSS a cui, anche io, come medico, dovrei attenermi o, quantomeno tenerne considerazione nella mia pratica professionale.

Nella stesura del mio parere ho fatto riferimento agli stessi strumenti di ricerca bibliografici utilizzati dai professionisti del ministero. In TARA crediamo fermamente alla necessità di una libera informazione autonoma ed indipendente pertanto abbiamo provveduto a collegare il file.pdf integrale di ogni articolo.


“Cannabis Medica” TARI-AMO la visione

Nel 1964 il prof. Mechoulam isola e sintetizza il THC partendo dall’identificazione della molecola di CBD nel 1963. Nel 1992-1995 si inizia concretamente a parlare di un Sistema Endocannabinoide grazie alla scoperta dell’Anandamide e del 2-AG, suoi principali costituenti. [1] Al giorno d’oggi la scienza non ha un quadro del tutto chiaro su come funziona il sistema recettoriale dei cannabinoidi. “L’architettura molecolare dei recettori per i cannabinoidi è complessa. Il riarrangiamento di ogni singolo recettore gli permette di riconoscere molteplici classi di composti e di produrre un ampio range di effetti.” [2]

Ci sono pareri dei più eminenti scienziati sul campo (Harno Hazekamp, Ethan Russo, Raphael Mechoulam ndr) che affermano come sia fondamentale considerare la pianta in toto per il suo intero fitocomplesso, senza focalizzare l’attenzione esclusivamente THC e CBD. [1,3]

Il nostro sistema endocannabinoide è un fine sistema regolatore dell’organismo ancora poco conosciuto ed implicato strettamente nell’omeostasi del nostro sistema immunitario [4-6], metabolico [7-10] e riproduttivo [11-15]. La sua ampissima diffusione ha portato alla formulazione di teorie secondo le quali il nostro organismo possa manifestare dei quadri patologici come conseguenza di un deficit focale o sistemico di questo nostro sistema regolatore. Il fitocomplesso della pianta di Cannabis Sativa L. attraverso il suo ormai noto effetto entourage, può rappresentare un rimedio erboristico teoricamente efficace in un’importante numero di patologie per cui, ad oggi, la medicina non ha ancora trovato una soluzione completamente efficace [16]

Per tale motivo, come associazione abbiamo iniziato ad implementare un percorso di ricerca che miri a dimostrare come l’utilizzo della varianti cosiddette “Landrace” sia da preferire a piante fortemente selezionate dall’uomo per mantenere costanti i livelli di soli due cannabinoidi all’interno di un panel di più di 400 sostanze attive sul nostro organismo. [3]

La complessità e variabilità del sistema endocannabinoide espresso in ogni singolo essere umano rende difficoltoso e privo di senso scientifico pretendere una “standardizzazione” della composizione molecolare di una pianta.

Come associazione crediamo che siano gli oggettivi benefici sulla salute che debbano essere indagati e compresi. Rimettendo al centro dell’attenzione un’onesta relazione medico-paziente, sarebbe più logico e produttivo orientare gli sforzi educativi verso delle pratiche di coltivazione sicure e condivise attraverso le quali i pazienti stessi o care givers ad essi molto vicini, possano ricercare, supportati da medici compassionevoli ed esperti nel settore, la pianta che meglio si adatta al sistema endocanabinoide individuale.


La diversa TARA del CSS

Il parere del Consiglio Superiore di Sanità si è basato su due relazioni, di Elisa Cerbai e del Prof. Silvio Garattini (come riportato nel documento ufficiale). L’opinione del prof. Garattini è stata riportata, indipendentemente, da molti quotidiani nazionali senza citare come, il suo, fosse anche il parere “fondante” l’opinione del CSS. Il Prof. Garattini è il direttore dell’istituto Mario Negri di Milano ed è dalle apertissime e convinte posizioni proibizioniste e conservatrici.

Il CSS, grazie a questo parere quasi esclusivo, pone l’accento su un “potenziale rischio” invece che considerare le ultime scoperte scientifiche con ottica positiva e propositiva.

Non vi è traccia, ad esempio, dello studio del 2016, [17] pubblicato su JAMA Psichiatry e che ha valutato 1037 pazienti suddivisi in due gruppi: “utilizzatori di Tabacco” e “utilizzatori di Cannabis” entrambi seguiti per 20 anni al termine dei quali gli utilizzatori di cannabis non hanno dimostrato nessun effetto avverso sulla loro salute (eccezion fatta per un aumentata incidenza di parodontite).

Non vi è traccia nemmeno, nonostante di estrema pertinenza, dello studio che esamina dettagliatamente “l’effetto ormetico” del THC [18] che risulta essere neuroprotettivo e neurostimolante a basse concentrazioni e neurotossico quando queste aumentano troppo. (tenendo sempre a mente che “in vivo” ed “in vitro” sono due condizioni radicalmente differenti che spesso consideriamo come troppo simili).

Ancora, non vi è traccia di tutta quella letteratura che indichi come THC ad elevate concentrazioni possa essere benefico contro la proliferazione di cellule cancerogene e su come, piante che non esprimano questa molecola, non siano altrettanto efficaci. [19-22]

Non viene presa in considerazione l’importanza del sistema endocannabinoide genitale e come questo si renda responsabile di un corretto processo riproduttivo globalmente inteso. Uno dei rarissimi studi in nostro possesso sull’utilizzo di Cannabis Naturale in tali pazienti, risale al 1991 ed è svolto in Giamaica. Non si attestava nessuna conseguenza negativa dell’utilizzo regolare a fini religiosi di Cannabis Sativa L. Anzi gli effetti sembravano indicare un beneficio di questa sostanza sullo sviluppo dei bambini nei primi 5 anni di vita. [23,26]

Per tali motivi ho consultato e studiato la bibliografia proposta dal CSS rinvenendo, in ogni articolo, dei BIAS determinanti la loro qualità. Difficilmente, infatti, le conclusioni di questi studi possono essere applicate alla pianta di Cannabis Sativa L.

LA richiesta del ministero della Salute aveva come oggetto la considerazione circa le infiorescenze di una pianta e, quindi, non di un farmaco, la bibliografia citata appare volutamente viziata da una volontà politica conservatrice piuttosto che progressista.


Entriamo nel merito della bibliografia del CSS.

  • Effetto farma-tossicologico del rapporto THC/CBD.

Viene citata una review (senza metanalisi) che riporta le valutazioni di circa una decina di studi differenti. Di questi solo uno prende in considerazione la cannabis “naturale”. Nelle “limitazioni e future prospettive” dell’articolo si legge: “sulla base delle correnti evidenze è forse prematuro concludere che gli effetti cognitivi protettivi, riscontrati negli studi naturalistici, possano essere del tutto attribuibili al CBD considerando tutti gli altri componenti presenti nella Cannabis”.

Le “correnti evidenze” riguardano, principalmente, preparati chimici o isolati farmacologici che poco hanno a che fare con la pianta presa in considerazione da quell’unico studio naturalistico

  • La soglia del 2% dell’effetto antalgico in sigarette da 500 mg

L’articolo in oggetto prende in considerazione 19 soggetti suddivisi in 3 gruppi che hanno ricevuto, casualmente, una dose bassa, media o alta, di THC in sigarette di Cannabis a partire da materiale vegetale simile (proveniente dal competente centro tossicologico). La più bassa concentrazione considerata era quella del 2%. Gli effetti sul dolore venivano testati con iniezione di capsaicina (un urticante) e le concentrazioni ematiche rilevate costantemente. Assurgere il dato di test proveniente da circa 6 persone, in condizioni molto lontane di quelle della vita quotidiana, come un “dato attendibile per tutti” è poco coerente con la buona pratica scientifica.

  • La concentrazione più efficace è ancora più bassa.

Nell’articolo, riguardante 39 pazienti, vengono valutati gli effetti collaterali psicoattivi e le performance neuropsicologiche. Sono state utilizzate tipologie di cannabis con percentuali di THC del 3.53% e 1,29% (ben più alte dello 0,2 su cui il CSS era chiamato a relazionare) concludendo che “gli effetti psicoattivi erano minimi e ben tollerati, quelli neuropsicologici di durata limitata e prontamente reversibili in 1-2 ore.

  • 25 ng/ml ha documentati effetti analgesici.

Nelle conclusioni dell’articolo si legge: “nello studio corrente la relazione tra la percentuale di variazione dei parametri del NRS (Neuropatic Pain Scale: il metodo valutativo del dolore utilizzato) non hanno mostrato significatività statistica dopo la correzione degli FDR (false discovery rate)”.

Lo studio va quindi preso con molte cautele data la minuta dimensione del campione (42 persone) e la non significatività statistica finale dei risultati.

Lo studio inoltre si focalizza su pazienti con dolore neuropatico centrale da patologie o lesioni del midollo spinale. Tale gruppo di persone è scarsamente comparabile con una casistica “generale” di popolazione.

  • La dose capace di avere effetti farmacologici è di 2-22 mg di THC in una “sigaretta”.

L’articolo citato in bibliografia è una review sulla farmacocinetica dei cannabinoidi. Il dato che il CSS prende come riferimento è citato, nell’articolo, riportandolo da un lavoro precedente. L’articolo originale fa risalire la misurazione effettiva di questo dato al 1996, quasi 20 anni fa. Durante questo periodo le metodiche di analisi hanno visto significativi miglioramenti facendo si che questo dato risulti, quantomeno, obsoleto.

  • La concentrazione nei cervello è dalle 30 alle 60 volte più alta nei tessuti cerebrali, post mortem.

Il campione è composto da 12 persone di cui sono stati analizzati, dopo la morte, sangue e tessuti cerebrali. Questi ultimi sono stati “frullati” ed il lisato è stato successivamente analizzato in HPLC. Da ciò si è evinto il più alto livello di concentrazione nei tessuti cerebrali rispetto a quelli ematici, assenti. Imputare a questo dato meramente laboratoristico, una neurotossicità cannabinoide, appare quantomeno forzato.

  • In definitiva i dati ottenuti sull’uomo ma anche quelli su animali con simile metabolismo, hanno suggerito a diversi autori che la ritenzione di THC per lungo tempo sia uno dei motivi di tracciare […] i deficit cognitivi che rimangono a lungo anche dopo l’astinenza.

Tale ultima affermazione è pretenziosa e priva di riferimento bibliografico facendola risultare un’opinione personale degli autori piuttosto che una solida verità scientifica. L’articolo menzionato a supporto degli “animali con simile metabolismo” è basato su analisi condotte solo su 9 esemplari di maiale bianco.

  • L’associazione con l’impairment cognitivo è ben documentato.

L’abstract dell’articolo riporta letteralmente:

“Gli studi di modelli animali indicano come una sostenuta attività del recettore CB1 possa essere uno dei fattori principali responsabili dei disordini cognitivi che si sviluppano negli utilizzatori cronici di Cannabis, in particolar modo quelli associati alla memoria di lavoro e al processo decisionale. Nonostante questo, ancora pochissimi studi sono stati condotti al fine di comprendere il ruolo del recettore CB1 nel mediare i suoi effetti nel cervello umano. Questa “perspective review” vuole dare una possibile spiegazione dei disordini correlati alla cannabis”.

Anche in questo caso si cercano conferme di un effetto detrimente della pianta di Cannabis ignorando tutta quella letteratura che spinge a ricercare prove a favore del suo effetto benefico.


Bibliografia

(clicca sull’articolo che ti interessa per leggerne il pdf integrale)

  1. Mechoulam R. The Endocannabinoid System: A Look Back and Ahead. Handb Exp Pharmacol. 2015;231:vii-ix.
  2. Console-Bram L, Marcu J, Abood ME. Cannabinoid receptors: nomenclature and pharmacological principles. Prog Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry. 2012 Jul 2;38(1):4-15.
  3. Russo EB. Taming THC: potential cannabis synergy and phytocannabinoid-terpenoid entourage effects. Br J Pharmacol. 2011 Aug;163(7):1344-64.
  4. Berdyshev EV. Cannabinoid receptors and the regulation of immune response. Chem Phys Lipids. 2000 Nov;108(1-2):169-90. Review.
  5. Croxford JL, Yamamura T. Cannabinoids and the immune system: potential for the treatment of inflammatory diseases? J Neuroimmunol. 2005 Sep;166(1-2):3-18. Review.
  6. Tanasescu R, Constantinescu CS. Cannabinoids and the immune system: an overview. Immunobiology. 2010 Aug;215(8):588-97.
  7. Hillard CJ, Beatka M, Sarvaideo J. Endocannabinoid Signaling and the Hypothalamic-Pituitary-Adrenal Axis. Compr Physiol. 2016 Dec 6;7(1):1-15.
  8. Ligresti A, De Petrocellis L, Di Marzo V. From Phytocannabinoids to Cannabinoid Receptors and Endocannabinoids: Pleiotropic Physiological and Pathological Roles Through Complex Pharmacology. Physiol Rev. 2016 Oct;96(4):1593-659.
  9. Hasenoehrl C, Taschler U, Storr M, Schicho R. The gastrointestinal tract – a central organ of cannabinoid signaling in health and disease. Neurogastroenterol Motil. 2016 Dec;28(12):1765-1780. Review.
  10. Tasker JG, Chen C, Fisher MO, Fu X, Rainville JR, Weiss GL. Endocannabinoid Regulation of Neuroendocrine Systems. Int Rev Neurobiol. 2015;125:163-201.
  11. Wenger T, Ledent C, Csernus V, Gerendai I. The central cannabinoid receptor inactivation suppresses endocrine reproductive functions. Biochem Biophys Res Commun. 2001 Jun 8;284(2):363-8.
  12. Dennedy MC, Friel AM, Houlihan DD, Broderick VM, Smith T, Morrison JJ. Cannabinoids and the human uterus during pregnancy. Am J Obstet Gynecol. 2004 Jan;190(1):2-9; discussion 3A.
  13. Wenger T, Tóth BE, Juanéda C, Leonardelli J, Tramu G. The effects of cannabinoids on the regulation of reproduction. Life Sci. 1999;65(6-7):695-701. Review.
  14. Oláh M, Milloh H, Wenger T. The role of endocannabinoids in the regulation of luteinizing hormone and prolactin release. Differences between the effects of AEA and 2AG. Mol Cell Endocrinol. 2008 Apr 16;286(1-2 Suppl 1):S36-40.
  15. Park B, McPartland JM, Glass M. Cannabis, cannabinoids and reproduction. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids. 2004 Feb;70(2):189-97. Review.
  16. Russo EB. Clinical Endocannabinoid Deficiency Reconsidered: Current Research Supports the Theory in Migraine, Fibromyalgia, Irritable Bowel, and Other Treatment-Resistant Syndromes. Cannabis Cannabinoid Res. 2016 Jul 1;1(1):154-165. Review.
  17. Meier MH, Caspi A, Cerdá M, Hancox RJ, Harrington H, Houts R, Poulton R, Ramrakha S, Thomson WM, Moffitt TE. Associations Between Cannabis Use and Physical Health Problems in Early Midlife: A Longitudinal Comparison of Persistent Cannabis vs Tobacco Users. JAMA Psychiatry. 2016 Jul 1;73(7):731-40.
  18. Calabrese EJ, Rubio-Casillas A. Biphasic effects of THC in memory and cognition. Eur J Clin Invest. 2018 May;48(5):e12920. doi: 10.1111/eci.12920. Epub 2018 Apr 2. Review.
  19. Guzmán M. Cannabis for the Management of Cancer Symptoms: THC Version 2.0? Cannabis Cannabinoid Res. 2018 May 1;3(1):117-119. doi: 10.1089/can.2018.0009. eCollection 2018.
  20. Abrams DI, Guzman M. Cannabis in cancer care. Clin Pharmacol Ther. 2015 Jun;97(6):575-86. doi: 10.1002/cpt.108. Epub 2015 Apr 17. Review.
  21. Caffarel MM, Andradas C, Pérez-Gómez E, Guzmán M, Sánchez C. Cannabinoids: a new hope for breast cancer therapy? Cancer Treat Rev. 2012 Nov;38(7):911-8.
  22. Vara D, Salazar M, Olea-Herrero N, Guzmán M, Velasco G, Díaz-Laviada I. Anti-tumoral action of cannabinoids on hepatocellular carcinoma: role of AMPK-dependent activation of autophagy. Cell Death Differ. 2011 Jul;18(7):1099-111. doi: 10.1038/cdd.2011.32. Epub 2011 Apr 8. Erratum in: Cell Death Differ. 2011 Jul;18(7):1237.
  23. Dreher MC, Nugent K, Hudgins R. Prenatal marijuana exposure and neonatal outcomes in Jamaica: an ethnographic study. Pediatrics. 1994 Feb;93(2):254-60.
  24. Dreher MC, Hayes JS. Triangulation in cross-cultural research of child development in Jamaica. West J Nurs Res. 1993 Apr;15(2):216-29.
  25. Dreher MC. Poor and pregnant: perinatal ganja use in rural Jamaica. Adv Alcohol Subst Abuse. 1989;8(1):45-54.
  26. Dreher M. Marijuana use among women–an anthropological view. Adv Alcohol Subst Abuse. 1984 Spring;3(3):51-64.

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