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Rileggendo la nota firmata dal direttore dell’ Ufficio Centrale Stupefacenti, in risposta ad una richiesta di chiaramenti avanzata da Federcanapa il 14 dicembre scorso, circa il bando per la produzione di cannabis per gli usi terapeutici, prendo atto della loro sincera e onesta descrizione dell’affare, che stranamente mi trova concorde soprattutto nella esplicita frase conclusiva, dove senza giri di parole, la dirigente firmataria, scrive chiaramente che questa operazione non è “roba pensata per l’agricoltura italiana”.

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Ci informa che ” ..Il prodotto oggetto del bando di importazione è di grado farmaceutico e non proviene da
agricoltura tradizionale, ma da coltivazioni indoor..”.

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L’ho letta e riletta e ci sono però due punti che non mi sono chiari, più li rileggo e meno mi tornano i conti: Nel bando di gara non c’è scritto da nessuna parte che era esclusivamente per prodotti di importazione o per società solo estere, per CANNABIS non producibile in Italia e neanche ho letto che fosse specificatamente riferito alle sole coltivazioni indoor, vedi LINK (link diretto)

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http://www.difesa.it/AID/Bandi_gara/Pagine/fornitura_100kg_di_cannabis_per_stabilimento_chimico_firenze.aspx

 




Nelle prime righe del bando, si legge “Indizione di gara a procedura aperta accelerata, ai sensi dell’art….”.

Ma non solo, oltre al fatto che il bando era indetto a ” procedura aperta “, ossia rivolto a tutti ( nelle procedure aperte, qualsiasi operatore economico
interessato può presentare un’offerta in risposta a un avviso di indizione di  gara), vi sono nel bando, indicati e anche molto chiaramente almeno sulla carta, i soggetti ai quali si afferma di volersi rivolgere già dalle prime righe, dove si legge quanto segue: ” SOGGETTI AMMESSI A CONCORRERE.
Sono ammesse a concorrere alla presente indagine le imprese individuali e quelle costituite nelle forme di Società commerciali e le società cooperative
previste dalla legge nonchè Riunioni di Imprese, Raggruppamenti Temporanei di Imprese, Consorzi, Società consortili, G.E.I.E. (Gruppo Economico di Interesse Europeo)…”.

 

A pagina due del PDF, ultimo riquadro in basso della tabella nell’allegato A:  Capitolato Tecnico

( al link:  http://www.difesa.it/AID/Bandi_gara/Documents/2017/Fornitura_100kg_cannabis_per_firenze/ALLEGATO_A_CAPITOLATO_TECNICO_CANNABIS.PDF )

tra le caratteristiche che si chiede di specificare, vi si legge:

“Other information: Type of cultivation: external, indoor, etc..”.

 

Se la voce “external” è prevista tra le modalità consentite e addirittura è la prima voce, seguita da “indoor”, significa che non è affatto veritiera la affermazione che l’oggetto del bando sarebbe esclusivamente ” da coltivazione indoor “ come si afferma nel documento dell’Ufficio Centrale Stupefacenti ( vedi screenshot di seguito ).

 

 

Quindi mi chiedo, se non è vero che era un bando per solo importazione di cannabis coltivata indoor, allora perchè questo maldestro comunicato che tenta invano di mischiare le carte?

Sembrerebbe quasi ( è una mia ipotesi, non ne ho certezza) sia un tentativo mal riuscito di sviare la attenzione descrivendo in maniera distorta il bando, giusto per dire che tanto non riguardava quei soggetti che chiedono spiegazioni.




Era forse stato già deciso tutto (ma non dichiarato) e già si sapeva a chi sarebbe stata affidata la commessa ancora prima che quel bando di gara fosse emesso e questo ultimo comunicato è lo scivolone che involontariamente lo lascia intuire?

Oppure questo recente comunicato è solo il frutto del pressappochismo di chi ci governa, troppo spesso abituati a sparare disinformazione e dati erronei senza neanche sapere di cosa si tratta e parla?

Sono forse solo due inesattezze causate dal non avere letto le carte per le quali ( purtroppo ) costoro sono lautamente remunerati con denari pubblici ?

Sicuramente certo e indiscutibilmente chiaro vi è il dichiarare a chi (non) si rivolge il bando ( palesando le loro intenzioni non rintracciate nel testo del
bando), quando, nella frase finale del comunicato, vi si afferma: ” Si tratta di un sistema di coltivazione diverso, che non riguarda la coltivazione della
canapa industriale e i suoi coltivatori “.

Non avevo mai avuto dubbi e del resto si capiva subito leggendo il bando, dove tra i requisiti necessari indicati ( non certo alla portata della nostra agricoltura), appare fin troppo chiaro a chi è rivolto, chi si intendeva includere e chi invece escludere.

Faccio un esempio, se per partecipare ad un concorso, nei requisiti richiesti figura che occorre obbligatoriamente essere stati almeno una volta sulla luna, significa che vi possono partecipare solo la NASA e la Agenzia Spaziale Russa che costruì la Soyuz.

Se nel bando, all’articolo 10 ( requisiti necessari), lettera B comma 4 leggiamo che per partecipare occorre avere un ” fatturato negli ultimi tre
esercizi finanziari (2014, 2015 e 2016)…..non inferiore al valore del singolo lotto o alla somma dei lotti a cui si intende partecipare per ogni singolo
anno”, quale agricoltore, cooperativa, consorzio, azienda agricola, può avere fatturato l’equivalente del valore che, SOLO PER QUESTO singolo lotto in questione ( che è solo il primo dei cinque annualmente previsti, quindi un quinto della spesa annuale) corrisponde a CINQUECENTOSETTANTAMILA e SETTECENTOSETTANTA euro?

In Italia solo la De Rica o la Cirio hanno bilanci compatibili con questi standard.

Però costoro praticano l’agricoltura convenzionale industriale che necessita della chimica per disserbare, fitofarmacare enormi estensioni pianeggianti per monocolture intensive che accumulano, anno dopo anno, pesticidi nel suolo, inadatti per una pianta fitodepuratrice.

La canapa depura e disinquina i terreni ma, a causa della sua caratteristica di assorbire molto, ma molto, ma molto di più dei comuni ortaggi, essa stessa si inquina maggiormente e se e quando è coltivata per uso umano, necessita quindi di terreni assolutamente incontaminati, a differenza
delle comuni verdure.

Risulta quindi impensabile coltivarla per scopi terapeutici in terreni utilizzati dalla agricoltura industriale.

Non è però che la coltivazione indoor sia sempre da preferire rispetto a quella in campo aperto o in serra.

Lo è certamente se non ci sono le condizioni in esterno ma, non lo è nel caso il clima lo consenta in terreni esterni incontaminati.

Se ci sono queste due precondizioni, coltivare indoor è insensato, costa molto ma molto di più e non garantisce maggiori qualità , anzi.

Ha senso solo se occorre fare ibridazioni evitando così il rischio delle impollinazioni indesiderate.

L’indoor è solo un metodo di ripiego, non la via maestra; è un effetto parallelo del proibizionismo, molto in auge da un paio di decenni per coltivare CANNABIS senza essere visti e/o anche, dove il clima non lo consentirebbe in esterno.
Ora, sinceramente comprendo che “a mali estremi estremi rimedi”, in Canada l’estate è molto breve e in inverno le temperature sono veramente polari. In Olanda sono meno polari ma è molto (troppo) umido, quindi “o così¬ o pom쬔 e ci si adatta.




In Italia invece, con le nostre favolose invidiate condizioni pedoclimatiche è una insensata bestemmia pensare di produrre in indoor se si tratta di una coltivazione non clandestina. Oltretutto poi destinarne il raccolto a chi è già affetto da gravi patologie, sembrerebbe una beffa della
sfiga che si accanisce contro chi già sta male.

Adesso venitemi a raccontare che la cannabis, forse la pianta medicinale più antica, conosciuta e utilizzata ad ogni latitudine e in ogni epoca storica, in ogni civiltà , ha effetti terapeutici solo o comunque migliori se è coltivata in indoor.

Ciò significherebbe affermare che tutti i miliardi di persone che la usano e la hanno usata nei secoli passati, si sono beccati sino ad ora, solo effetti
parziali o placebo nella più grande e longeva suggestione di massa della storia della intera UMANITA’.

Nessun farmaco può vantare una sperimentazione applicata così ampia e prolungata nel tempo.

Ditemi ora che i fichi della nonna del mio amico Gigi, sarebbero più buoni e sani in indoor.

Ditemi che in indoor è tutto più sano senza scoppiare a ridere da soli prima che altri vi ridano in faccia.

In interno perfino gli acari o il ragnetto rosso, gli ultimi della catena alimentare, l’equivalente sulla terra ferma delle alici in mare (cibo per ogni
specie), in assenza degli antagonisti naturali presenti in natura all’esterno, scoatteggiano quasi fossero leoni nella foresta, tanto che se non si interviene con diversi prodotti, alcuni innocui, altri molto meno, sono in grado di colonizzare le piante ricoprendole di escrementi e ragnateline, danneggiandole anche.

Ma tra tutte le piante del pianeta questa falsità proprio sulla CANNABIS che meno si presta a questo “gioco” se la dovevano inventare?

Se c’è una pianta che in natura e all’aperto, si autodifende molto più di altre è proprio lei.

Grazie alla sua formidabile resina è immune agli attacchi dei parassiti ( a parte il bruco di alcune farfalle che mica sono stupide e nidifica nel fiore, oltre all’animale a due zampe, quello che si dice più evoluto tra gli altri, che da decenni tenta demenzialmente di distruggerla).

E’ una pianta resistente alle muffe, necessita solo di sole, aria e minimo apporto idrico, irrisorio in confronto alla biomassa che sviluppa.

La CANNABIS è un lampante esempio di pianta autodifesa a vocazione biologica e la sua resina non è idrosolubile, quindi non si dilava con le piogge.

Avete mai visto una pianta di canapa attaccata da acari, ragnetti rossi e mosche bianche in esterno?
Mostratemi le foto!

Poi allora qualsiasi pianta medicinale, se così fosse, dovrebbe essere coltivata in indoor, si pensi allora al papavero da oppio dal quale si ricava la morfina che a differenza della CANNABIS si inietta in vena, eppure la Bayer ne coltiva sterminati campi in Spagna e in Turchia, mentre la
CANNABIS o si fuma o si ingerisce dopo lunga cottura.

Allora oltre alle piante medicinali neanche gli ortaggi dovremmo mangiare, si pensi alle insalate ingerite crude o alla frutta, risultano casi di ingestione di CANNABIS cruda nella storia?

Il grottesco risiede proprio nel fatto che la consuetudine di coltivare in indoor si è diffusa come “resistenza al proibizionismo” e ora vorrebbero farci
credere che quello sia il solo metodo sicuro di coltivarla solo per mantenerne il controllo esclusivo da affidare alle farmaceutiche, sebbene abbia costi di produzione e gestione immensamente maggiori.

Devono dirci che solo se la fanno loro e poi la vendono a noi è sicura, ma fino ad ora ho sentito parlare solo di riferimenti alle buone pratiche agronomiche europee che escludono i pesticidi ma mai di agricoltura biologica; usano concimi e in caso quali?

Ma poi, ancora più assurdo e insensato, è che tutto ciò accade in Italia, dove il nostro clima perfetto, specialmente al Sud, è invidiato nel resto del
mondo.

Il cratere vulcanico dell’isola di Salina in Sicilia è il punto ZERO mondiale per la qualità della produzione di infiorescenze femminili di cannabis, il suo posto migliore dove esistono le condizioni per lei maggiormente favorevoli in questo pianeta.

Nel suo cratere vi è un terreno ricco di micro, macro e maso elementi, minerali in traccia derivati dalla lenta e inesorabile erosione del lapillo lavico digerito nei millenni dalle microscopiche forme di vita dell’humus di risulta della decomposizione vegetale.

Salina, un ecosistema con un microclima unico, un autentico e raro gioiello a circa mille metri di altitudine in mezzo al mare con una escursione termica perfetta per ottenere il massimo della resina e che nessun laboratorio può lontanamente sognarsi di riprodurre.

Il calore del giorno nelle notti si condensa idratando le foglie e le radici come se piovesse, e nel momento migliore, per qualsiasi pianta.

Vento costante in 365 giorni all’anno, salsedine quanto basta, non invadente ma preziosa per impedire l’insorgere di qualsiasi muffa.

Ci arrivi in piena estate quando ovunque è tutto secco e vi ci trovi l’erbetta fresca, talmente verde da sembrare finta, al mattino è bagnato come se avesse piovuto ma c’è il sole e il vento secco senza mai nebbia.

Nel cratere i fiori sono coloratissimi e le erbe spontanee emanano effluvi profumatissimi per decine di metri, bacche dal sapore concentratissimo.

Il paradiso in terra è lì e per la CANNABIS è il massimo ma c’è chi gli preferisce l’indoor, che sebbene sia qualitativamente inferiore, fa girare enormi quantità di denaro.

Ma dio Sole, siete lo stato, ciò che resta della Repubblica italiana nata dalla lotta di RESISTENZA PARTIGIANA o la repubblica di Topolinia governata da Paperon De Paperoni in accordo con la Banda Bassotti che per l’occasione hanno firmato un armistizio per l’alleanza?

Prendete il cratere che è già auto-protetto dalla natura, assumete disoccupati siciliani e con la cifra di uno solo dei cinque lotti annuali, fate tanta CANNABIS da esportarla in tutto il mondo e di qualità ineguagliabile, con indici brix dei principi attivi, cannabinoidi e terpeni di qualità e senza ossidazione in quantità uniche al mondo.

Se ne potrebbero ottenere tonnellate ogni estate con costi irrisori, altro che cento KG per più di mezzo milione di euro a cinque euro e settantatre al grammo, manco fossero diamanti.

Oppure, ancora meglio, oltre a questa possibilità , utile per chi non vuole o non può autocoltivare, riconoscete immediatamente ai pazienti il loro diritto a coltivare la propria cura, in privato o in associazione come nel modello dei CSC.

Lasciateli sperimentare il fenotipo più adatto al loro caso; non esiste la CANNABIS terapeutica, ma le CANNABIS TERAPEUTICHE, fitocomplessi infiniti e inimitabili dalle farmaceutiche, tutte composizioni diverse come diverse sono le chimiche individuali, come diversa è la Umanità e nessuno oltre agli interessati, che le provano empiricamente su di loro, può “indovinare” quale sia la varietà più adatta al loro caso.

Ogni paziente ha la sua varietà che non è detto sia la stessa di un altro paziente, anche se affetto dalla sua stessa patologia e se non continuate ad impedirglielo, prima o poi la trova.

Poi rendetevi conto che comunque chi soffre la sua cura la ricerca ugualmente, anche nella clandestinità nella quale li costringete.

Le prove generali, con il tritato delle “Grassi selection”, da lui coltivate con i militari di Firenze, sono state un indiscutibile fallimento totale.

Kilogrammi e kilogrammi di tritato di CANNABIS (dal sapore definito unanimamente pessimo da chi la ha provata), costati uno sproposito per poi finire in mare assieme al denaro pubblico utilizzato per produrre un “farmaco”di discutibile qualità (eppure era indoor), inviso, disorezzato e snobbato dai pazienti che hanno preferito continuare a rivolgersi al mercato nero o ad autocoltivare piuttosto che usufruirne ( è stata buttata e ci sono le foto e i video della sua distruzione in mare).

Quella vicenda ha scatenando gli insulti e le ire dei/delle diretti/e interessati/e.

Fin dove pensate ancora di potervi spingere, prima di comprendere che la misura è oramai colma?

Se veramente ciò che vi sta a cuore fosse il compassionevole intento di alleviare i drammi di chi soffre, molte altre strade si sarebbero potute tentare.

Invece, guarda caso, i politici I-TAGLI-ANI scelgono sempre le vie con maggior sperpero delle pubbliche finanze e minore rispetto dei bisogni della
cittadinanza, chissà mai il perchè?

Non sarà mica per quella famosa “legge” del 5% sulle spese pubbliche? Nonostante sia quella una “legge” illegale, contro la legge e gli interessi della intera società, resta sempre la “legge” più applicata tra tutte le leggi, capace di smuovere enormi capitali esentasse.

Non sarà per caso che, maggiore è il totale della spesa e maggiore è la riconoscenza, calcolata in percentuale, che si riceve da parte degli amici degli amici e, che tutto ciò scateni quel’irrefrenabile amore della politica italiana verso le grandi opere grazie al quale poi, molto spesso, quando si tratta di spendere denaro pubblico, preferiscano scegliere la soluzione più costosa?

Di cosa si meraviglia ancora quindi la classe politica italiota se poi la pubblica diffusa insofferenza nei loro confronti, com’è constatato dalla progressiva esponenziale crescita dell’astensione, genera l’allontanamento dalla politica stessa?

Sappiano però che, qualsiasi corda prima o poi si spezza e non si può fermare la storia e prima o poi è la storia stessa a giudicare e condannare voltando pagina.

Come diceva il grande Fabrizio “..per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti..” e, contateci, è una promessa impossibile da deludere,
“verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte!!!”.

 

Alessandro ” Mefisto ” Buccolieri, Agricoltore.

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